La band, un tempo nota solo come Thanatos, ha una carriera ormai lunga una decade, nella quale il cambiamento e l’evoluzione sono stati costanti, traghettandone il sound dal cavernoso death-doom degli esordi all’attuale, particolare impasto, per descrivere il quale possibili realtà di riferimento potrebbero essere i Paradise Lost e i Novembre più soft, gli ultimi Anathema, e, per le aspirazioni legate alla centralità della voce femminile, i The Gathering.
Già, perché l’elemento che più salta all’occhio, nell’attuale incarnazione sonora del gruppo, è la grande esposizione data alla voce di Patrícia Rodrigues, protagonista indiscussa di queste 12 composizioni (alcune delle quali, in realtà, recuperate e re-interpretate dall’album precedente, “Zoom Code”).
La cantante portoghese, sebbene in possesso di una certa tecnica e potenza vocale, non presenta però l’espressività indispensabile per arricchire le proprie linee melodiche, che purtroppo risultano spesso banali, ripetitive e poco coinvolgenti.
E questo è il grande difetto di un album che invece, sul lato prettamente strumentale, fa registrare momenti anche molto validi e interessanti (ad esempio “(Un)bearable Certainty”, “Pervasive Healing”, “Sublime Loss”), merito soprattutto del dialogo fra le chitarre di Guilhermino Martins e le tastiere di Filipe Miguel, in grado di dare ai brani identità e atmosfera, nonché un alone di mediterraneità di fondo, che risulta azzeccata e convincente.
Origami è quindi un’opera riuscita solo in parte, per il mancato raggiungimento di un equilibrio fra la qualità del comparto strumentale (supportato fra l’altro da una buona produzione) e la mediocrità dell’interpretazione vocale.
Un ascolto comunque interessante.